martedì 6 novembre 2012

Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer,avversari di ieri...

Almirante e Berlinguer, avversari di ieri. Storia di un confronto leale
Di confronti e scontri nella vita politica Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer ne ebbero tanti.
Ma a dispetto della insuperabile rivalità ideologica, la loro onestà intellettuale ed il bagaglio umano che li ha contraddistinti ci da modo di constatare che è possibile legarli in una sorta di parallelismo che ha come base un profondo rispetto reciproco.
Stima per l’avversario che Almirante esternò, a rischio della sua incolumità, andando a rendere omaggio alla salma di Berlinguer a Botteghe Oscure fra lo stupore di una immensa folla.
Il gesto fu ricambiato, quattro anni dopo, nel maggio 1988, da Nilde Jotti e Giancarlo Pajetta alla morte del leader del MSI.
Proprio partendo dalla fine è più facile intendere quanto, le due figure più opposte e carismatiche della politica italiana di quegli anni in realtà si attraessero.
Non vi è mai stata una collaborazione e neanche un’ apertura dell’uno nei confronti dell’altro ma di alcuni contatti verbali, privati e riservatissimi, incentrati su argomenti di prioritaria importanza nazionale se ne ha notizia.
Fu Massimo Magliaro, stretto collaboratore di Almirante, che in una intervista rilasciata a Sebastiano Messina, confidò che nel biennio 1978-79, “mentre il piombo dei terroristi rossi e neri teneva l’Italia sotto una cappa di terrore e di sangue”, i due uomini politici si incontrarono, segretamente, per sei volte. Teatro del disgelo tra i due simboli di PCI ed MSI fu una stanza all’ultimo piano del palazzo di Montecitorio: “La prima volta – ricorda Magliaro – ebbi l’impressione che si incontrassero per caso, che non ci fosse un appuntamento. Era un venerdì sera, la Camera era ormai deserta e in quel corridoio che portava alla commissione Esteri eravamo in quattro: Berlinguer e Tonino Tatò da una parte, Almirante ed io dall’altra. I due segretari si avvicinarono lentamente, si strinsero la mano con un sorriso un po’ timido e poi si appartarono dietro una porta, su un divano di pelle. Io e Tatò restammo fuori, a discutere del più e del meno. Lui stava da una parte, io dall’altra, lui era un rosso e io un nero, avevamo poco da dirci: il tempo, il traffico, il campionato. Almirante e Berlinguer, invece, potevano permettersi di allontanarsi per un’ora dalle rispettive trincee e affrontare insieme, senza che nessuno lo sapesse, l’argomento che ossessionava tutti e due: il terrorismo”. Questi colloqui si tennero, tutti, di lunedì o venerdì, quando la camera era meno frequentata, per rimanere segreti ai più. Adesso Magliaro pur svelando dell’esistenza di questi contatti afferma di non aver mai saputo di cosa avessero discusso i due segretari dato che l’unica confidenza che ricevette da Almirante, al termine del primo incontro, fu anche l’ultima e gli disse:” Quell’uomo è un avversario leale e corretto”
Durante quel periodo di lotta al nemico comune e trasversale chiamato terrorismo i due leader si scambiarono talvolta attestati di stima. Dato che Berlinguer aveva avuto il coraggio di schierarsi contro i terroristi rossi, Almirante, riconoscendogliene pubblicamente il merito, disse in un’intervista:”Voglio essere onesto, io non credo che il Pci alimenti il terrorismo…”
Berlinguer rispose a tono a tanta apertura e con l’intenzione di porre fine alla stagione di odio fra giovani di destra e sinistra si rese protagonista di un gesto che fu molto apprezzato negli ambienti missini: per rendere omaggio alla famiglia di Paolo di Nella, ragazzo ventenne, ucciso a Roma mentre affiggeva manifesti del Fronte della Gioventù, inviò questo telegramma: “il commosso compianto dei comunisti per il vostro giovanissimo Paolo, vittima di una aggressione disumana.”
Non si trattava di un semplice telegramma di condoglianze ma aveva tono di condanna e distacco totale del partito dalle frange violente.
Di questi incontri e della stima reciproca ha dato conferma anche la vedova Almirante in un’intervista nella quale ci da anche uno spunto evidenziandone una dote comune:” Sì, lo stimava moltissimo. Non è un mistero che negli anni del terrorismo ebbero parecchi incontri riservati. Per certi versi avevano lo stesso tipo di compostezza”.
Compostezza è un aggettivo insolito ai giorni nostri che sono colmi di esasperazione, toni accesi ed eccessi. Questi due rivali storici che sono nati politicamente con i loro partiti e ad essi sono rimasti fedeli fino all’ultimo, superando ciascuno i quarant’anni di militanza, hanno mostrato compostezza nel saper stare al meglio al proprio posto senza sconfinamenti. Entrambi furono modelli perfetti di identificazione negli ideali su cui si erano formati. Questi ideali, così netti e per questo riconoscibili nella loro diversità oggi non ci sono più, ed è logica conseguenza che la pacatezza e la statura morale di quegli uomini sia rara se non sparita del tutto.
Paragonare la vita di Berlinguer con quella di Almirante sarebbe stato davvero impossibile perché rileggendo i percorsi che li hanno portati a quella stretta di mano ci si accorge che le loro strade non si sarebbero potute mai incontrare senza il loro spessore umano. E’ comunque naturale che, prima e dopo, il loro cammino sia stato parallelo, senza punti di contatto.
Mi sembra giusto concludere con le parole e gli appellativi di stima con cui entrambi sono immortalati nella memoria di chi li ha seguiti ed apprezzati da una parte e dall’altra : Fini onorò la memoria di Giorgio Almirante definendolo :”Un grande italiano” e “il leader della generazione che non si è arresa”; Enrico Berlinguer, per i suoi, sarà sempre “il più amato”.
(di Domenico OCCHIPINTI )

Donna Assunta Almirante difende Fini ai funerali di Rauti..

"Ho visto come hanno accolto Fini. E hanno proprio sbagliato, non dovevano. E mi sono anche molto incavolata con i contestatori" perchè "i funerali non mi sembrano il momento adatto e neanche le chiese il posto giusto.Certe cose si fanno altrove". Lo afferma in una intervista al Messaggero donna Assunta Almirante convinta che il presidentedella Camera abbia fatto "benissimo, non bene" a partecipareai funerali di Pino Rauti, "persona che ha conosciuto molto bene e che ha stimato nella sua vita politica. Intervistata anche dal Corriere della Sera, donna Assunta racconta che quando è montata la contestazione, dopo i primi momenti di caos "di colpo vedo spuntare la faccia di Fini,bianco, teso... ho pensato: devo fare qualcosa". Così "mi sono alzata e gli ho ceduto la sedia. Una signora come me che si alza e cede il posto a Fini! Ma, davvero, era l'unico modo per proteggerlo. Perchè io non sono rispettata, sono letteralmente adorata dai camerati. Mi basta uno sguardo e li fermo". Anche se "un paio di tipi muscolosi hanno provato ugualmente ad avvicinarsi, allora mi sono alzata e gli ho puntato contro l'ombrello". A lui, "a Gianfranco con un filo di voce gliel'ho detto: 'Però, per una volta hai avuto un bel pò di coraggio... presentarsi qui non era facile". Anche perchè "un conto è presentarsi al funerale un altro è ritrovarsi circondati da giovanotti che vogliono lisciarti il pelo. Lui poi non è mai stato uno di piazza, è sempre stato uno da palco. A dirla tutta, non è nemmeno mai stato fascista".
(fonte Ansa )

venerdì 2 novembre 2012

Pino Rauti " l' avversario " storico di Giorgio Almirante muore a 86 anni...

Muore a quasi 86 anni Pino Rauti,uno dei fondatori del Msi, e da sempre " avversario " storico di Giorgio Almirante. Avercene di avversari leali come Pino Rauti, direbbero molti! Se ne va' cosi' ancora un altro pezzo di quella bella politica, a tratti forse dura,di puri e irriducibili cultori dell' Idea e del coraggio nel difenderla.Si incontreranno lassu' Pino e Giorgio e sicuramente continueranno a vedere il percorso del Movimento Sociale in modo diverso ma con gli stessi occhi puliti,le stesse mani pulite, di uomini e Politici non corrotti e non corruttibili, quali loro erano.Ciao Pino ed anche se non ho condiviso pienamente le tue idee,ci mancherai e ti dico, Grazie Grande Combattente!